Alain Bombard: un'avventura estrema
di Fabrizio Fattori

di Fabrizio Fattori
Navigare espone a rischi che con il tempo sono andati via via diminuendo grazie al progredire delle tecniche di navigazione, alla tecnologia presente sulle imbarcazioni e all’attendibilità previsionale del meteo.
Malgrado questo rimane incontrollabile ed imprevedibile l’elemento mare che ancora oggi genera pericoli per i tanti marinai che per lavoro o per sport si trovano in circostanze tali da temere per le proprie vite.
L’esperienza portata a termine nel 1952 dal medico navigatore francese Alain Bombard risulta ancora oggi di conforto per coloro i quali si trovassero costretti a naufragare ritrovandosi in balia dell’oceano a bordo di fragili battelli di salvataggio. Bombard riuscì ad attraversare l’oceano atlantico, in piena solitudine, su un gommone Zodiac a vela, chiamato, “L’Heretique” lungo appena 4,5 metri e largo 2, con un solo sestante e scarsissime provviste, peraltro risultate intonse al suo arrivo. Partito da Las Palmas nelle canarie impiegò 65 giorni a percorrere i 4.400 km di oceano, fino alle isole Barbados (19 ottobre – 23 dicembre). Sopravvisse grazie alle sue abilità e alle sue conoscenze mediche.
Dr. Alain Bombard - Foto da www.bajanthings.com
Approntò primitivi strumenti da pesca utilizzando materiale improprio, che gli consentì di poter catturare pesci dai quali ricavò acqua e nutrimento. Con una fitta rete recuperò placton di superficie per un ulteriore apporto di proteine. Arrivò a bere acqua di mare calmierandone il consumo in modo da non danneggiare i suoi organi vitali. Al termine del suo viaggio, durato più a lungo del previsto, per un errore di rotta, Bombard aveva diminuito il suo peso di ben 25 kg. Descrisse minuziosamente la sua esperienza nel libro “Naufragè volontaire” nel quale evidenziò che il vero pericolo,
in quelle circostanze, attiene all’ambito psicologico dove fiducia e fortezza di spirito possono facilmente cedere alla disperazione e alla paura. Immaginare che possa succedere qualcosa di irreparabile alla fragile imbarcazione che ti tiene a galla e a cui è affidata la tua vita può produrre attacchi di panico devastanti. Questa impresa venne contestata da altri ricercatori che dimostrarono come sia impossibile vivere a lungo senza acqua dolce e avanzarono anche dubbi sulle modalità della esperienza di Bombard.
Ancora oggi non c’è certezza sul fatto che potesse o meno essere stato rifornito di acqua durante il viaggio. E’ certo che ancora distante dalla meta lo Zodiac venne avvistato dalla nave “Arakaka” e, credendolo naufrago, offrì il suo aiuto. Questa esperienza, così come le successive, aiutarono a definire delle pratiche di sopravvivenza da parte della “World Health Organization”, risultate poi utili in molteplici circostanze.
Fabrizio fattori
Leggi anche: Alain Bombard: "Naufrago Volontario"
Foto di copertina tratta da nautisme.meteoconsult.fr
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