Mary Celeste: il caso è ancora aperto
di Tealdo Tealdi
di Tealdo Tealdi
Sono innumerevoli le leggende legate al mare, con mostri, navi fantasma, gorghi assassini, pirati comandati da Jack Sparrow con la sua Perla Nera, ma niente si può paragonare al caso della Mary Celeste, una nave a vela inglese trovata abbandonata il 5 dicembre 1872 nell’Oceano Atlantico, senza equipaggio.
Nessuno a bordo, l’unica scialuppa di salvataggio mancante, l’equipaggio di otto persone e due passeggeri sparito, nonostante le condizioni del mare fossero buone: il mistero dura ancora.
Verne – Ventimila leghe sotto i mari |
Ma incominciamo dall’inizio.
Mary Celeste era un brigantino di 282 ton, costruito nel 1861 da Joshua Dewis, nel villaggio di Spencer’s Island nella Nuova Scozia e chiamato Amazon.
Subito cominciarono le sventure, perché il primo comandante Robert McLellan, figlio di uno dei proprietari della nave, si ammalò di polmonite dopo nove giorni dall’aver assunto il comando della nave e morì.
I successivi incontrarono anche loro grosse difficoltà: John Nutting Parker, si scontrò contro una barca da pesca e la nave fu poi ulteriormente danneggiata da un incendio durante la riparazione in cantiere.
Nel corso della prima traversata atlantica ci fu un altro incidente contro una nave del Canale della Manica, vicino a Dover. Per fortuna dopo questo inizio sotto cattiva stella, ci furono sei anni di navigazione, senza incidenti, con viaggi alle Indie Occidentali, Centro e Sud America, ma una tempesta nel 1867 la fece spiaggiare in Nuova Scozia.
Venduta a Richard Haines di New York per $1.750 e con riparazioni successive per $8.825, nel 1868 Amazon cambia nome, assumendo quello di Mary Celeste, destinata a collegamenti con l’Adriatico.
Con una proprietà divisa in 24 parti tra James H. Winchester (12), Capitano Benjamin Spooner Briggs (8), Sylvester Goodwin (2), Daniel T. Sampson (2) nel 1872, Mary Celeste partì dall’East River di New York il 5 novembre 1872, avendo al comando il capitano Benjamin Briggs, esperto comandante, che aveva passato la maggior parte del suo tempo in mare, al comando di cinque navi differenti.
Benjamin Briggs captain of Mary Celeste
A bordo 1.701 barili di alcol commerciale, di proprietà di Meissner Ackermann & Co, da usare per alzare la gradazione di vini italiani, pratica frequente in quei tempi; la nave e il carico erano assicurati per $46.000. L’equipaggio era composto da un danese, due americani, quattro tedeschi ed era considerato esperto, degno della massima fiducia.
Vi erano poi come passeggeri la moglie di Briggs, Sarah, spesso col marito e la loro figlioletta di due anni Sophia, mentre il figlio di sette anni, Arturo, era rimasto presso la nonna a Marion, Massachusetts.
Sarah Briggs wife of Benjamin and Sophia Briggs Benjamin daughter
Quando fu trovata Mary Celeste era in ottime condizioni, con le vele spiegate, in direzioni dello Stretto di Gibilterra, a bordo cibo per sei mesi e acqua in abbondanza, anche gli effetti personali dell’equipaggio erano al loro posto, incluso denaro e oggetti di valore.
La nave che la trovò, la Dei Gratia, segnò la posizione 38°20′ N 17°15′ W, circa 600 miglia dalle coste del Portogallo. Oliver Deveau, primo ufficiale del Dei Gratia, che per primo salì sul brigantino, non trovò nessuno, anche se notò che in tutta la nave regnava una confusione totale, che solo una delle tre pompe era funzionante, causando oltre un metro di acqua nelle stiva, anche se questo non ne pregiudicava la navigazione.
Mary Celeste - NYTimes 1873 February 26
Il sestante ed il cronometro marino erano spariti, alla pari dei documenti, tranne il libro di bordo, in più l’orologio della nave non funzionava e la bussola era distrutta, ma non c’era segno di lotta o di forme di violenza.
Il carico di alcol era al suo posto, anche se una volta arrivati a Genova, si scoprì che nove barili erano vuoti. Naturalmente appena Mary Celeste arrivò a Gibilterra, portata da Oliver Deveau, vi fu un’inchiesta approfondita, durata tre mesi, iniziata dal vice ammiraglio Sir James Cochrane, che attirò l’attenzione dei media di tutto il mondo, effettuata anche con l’intervento di un sommozzatore locale, Ricardo Portunato, che non scoprì anomalie degne di attenzione.
Successive indagini commissionate da Horatio J. Sprague, Console statunitense e fatte dal Capitano di Marina Captain R. W. Shufeldt della fregata Uss Plymouth, dissolsero alcuni dubbi legati a delle macchie, di sangue per gli inglesi, di ruggine per Shufeldt e con questo le varie inchieste si chiusero con un nulla di fatto.
Mary Celeste come fu trovata
La Dei Gratia poté riscuotere solo 1/6 dell’assicurazione, $46.000, a dimostrazione delle perplessità sollevate dal caso, mentre il carico di alcol fu spedito a Genova, dove si scoprì appunto che nove barili erano vuoti. James Winchester che deteneva la maggior parte della nave si decise alla fine a venderla, dopo che suo padre Henry Winchester-Vinters, era annegato a Boston, Massachussets, in coincidenza col ritorno del brigantino.
I successivi 13 anni videro 17 cambi di proprietà, che la ridussero a mal partito, finché il suo ultimo capitano e proprietario G. C. Parker, la mandò sugli scogli ad Haiti il 3 gennaio 1885, con lo scopo di commettere una frode assicurativa, avendo imbarcato un carico di scarponi e cibo per gatti, assicurato per una cifra ben oltre il suo valore.
Purtroppo per lui la nave non affondò e nonostante un incendio appiccato deliberatamente, fu possibile per gli ispettori dell’assicurazione ispezionarla, scoprendo la tentata truffa, che portò all’arresto di Parker. A quei tempi la pena per un delitto del genere era la morte, ma per fortuna dell’accusato, cinque membri della giuria si opposero alla condanna capitale.
Parker mori comunque dopo tre mesi e il relitto rimase al suo posto, per essere di nuovo forse riscoperto il 9 agosto 2001 da una spedizione capitanata dallo scrittore Clive Cussler, in rappresentanza del National Underwater and Marine Agency, a cui partecipava anche il produttore cinematografico canadese John Davis.
L’archeologo marittimo James P. Delgado, confermò l’identità della nave, anche se alcuni scettici, come Scott St. George dell’Università del Minnesota, affermarono che alcuni dei legni utilizzati nella costruzione del relitto appartenevano a piante cresciute successivamente.
A parte questi dubbi, il caso della Mary Celeste rimane tuttora un mistero a cui alcune supposizioni più plausibili hanno cercato di dare una risposta, tra cui la più probabile è quella dei vapori emessi dai barili d’alcol.
In effetti la nave ne trasportava un gran numero e anche se il Capitano Briggs aveva manifestato il suo disappunto, non poté opporsi al volere di James Winchester, proprietario della maggior parte delle quote.
Nove dei 1701 barili furono trovati vuoti, proprio quelli fatti di quercia rossa, più porosa rispetto alla quercia bianca, legno con cui erano stati fatti tutti gli altri. Il continuo sfregamento tra i barili potrebbe aver causato un’esplosione, causando il panico tra l’equipaggio, spingendolo a lasciare la nave.
Targa commemorativa nel paese dove fu costruita
Nel 2005 il giornalista tedesco Eigel Wiese, ebbe l’idea di far condurre un esperimento al Dr. Andrea Sella della University College di Londra, che ricreò condizioni molto simili che avallarono questa teoria. Dopo l’abbandono della Mary Celeste e il rifugio sull’unica scialuppa, in effetti ci fu una tempesta e i sopravvissuti non riuscirono più a tornare a bordo.
Altre teorie come quella dei pirati ottomani, attivi nell’area, sono state abbandonate, per mancanza di segni di violenza a bordo, come quella dell’ammutinamento, dato l’ottimo carattere di Briggs.
Debole anche la teoria secondo la quale il mancato funzionamento delle pompe avrebbe spinto il comandante all’abbandono della nave, nella falsa certezza di essere molto vicino alle Azzorre, causata dal rallentamento del cronometro di bordo. Durante il viaggio la barca di salvataggio, molto piccola, era affondata, causando la morte di tutti i suoi passeggeri.
Anche Sir Arthur Conan Doyle si cimentò con il mistero, scrivendo nel gennaio 1884, a soli 10 anni e in forma anonima ” J. Habakuk Jephson’s Statement “.
Modello Mary Celeste
Nel 1913 la rivista The Strand Magazine, pubblicò le presunte memorie di un sopravvissuto, dal titolo Abel Fosdyk’s Story, indebolite dal fatto che nessuno dell’equipaggio aveva quel nome.
L’industria cinematografica si appropriò naturalmente della storia con un primo film nel 1935 The Phantom Ship, scegliendo come attore principale addirittura Bela Lugosi famoso per aver interpretato nel 1931 Dracula nel film omonimo.
The Mystery of Marie Celeste FilmPoster |
Seguirono ancora nel 1956 il racconto The Wreck of the Mary Deare di Hammond Innes, di cui fu fatto un adattamento cinematografico nel 1959 con Gary Cooper.
Nel 1965 un episodio della serie televisiva The Doctor Who avanzò l’ipotesi che l’arrivo del viaggiatore del tempo Daleks avesse terrorizzato cosi tanto l’equipaggio, da avere causato l’abbandono della nave.
Altre citazioni sono in un dramma giapponese Kindaichi Shonen no Jikenbo 3, nel racconto grafico Who Is Jake Ellis? e in un episodio del programma radiofonico inglese The Goon Show, intitolato “The Mystery of the Marie Celeste (solved)”, scritto da Spike Milligan e Eric Sykes.
Quello che è certo è che nonostante siano passati così tanti anni, il caso della Mary Celeste è ancora aperto, e vi è quasi assoluta certezza che lo rimarrà per sempre.
Di Tealdo Tealdi tratto da www.altomareblu.com
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