Dopo il passaggio di Trieste all'Italia la proprietà dello "Stabilimento Tecnico Triestino" passò in mano italiana.
Il pacchetto di maggioranza delle azioni, di proprietà della banca viennese “Credit Anstalt”, venne rilevato dalla Banca Commerciale Italiana, mentre altri azionisti dello "Stabilimento Tecnico Triestino" diventarono la Navigazione Libera Triestina, la Cosulich Società Triestina di Navigazione e il Lloyd Triestino. Agli altri azionisti austriaci andò il cantiere di Linz sul Danubio.
Società Triestina di Navigazione e il Lloyd Triestino
Il passaggio azionario sembrava aprire prospettive favorevoli per lo "Stabilimento Tecnico Triestino" i cui nuovi proprietari, i Cosulich, erano gli stessi del "Cantiere di Monfalcone", che erano stati pesantemente danneggiati durante il conflitto, al contrario degli stabilimenti della "Fabbrica Macchine Sant'Andrea" e del "Cantiere San Rocco" che non avevano subito danni.
Avendo i cantieri già acquisito un pacchetto con almeno una quindicina di ordini, in massima parte dalla “Libera Navigazione Triestina”, azionista dello "Stabilimento Tecnico Triestino", i lavori ripresero subito ed alla fine del 1919 il personale raggiunse 1700 dipendenti, con nuove commesse che arrivavano anche dalla Regia Marina.
Stabilimento Tecnico Triestino - Di Alexander Kircher 1900
L'inizio degli anni venti invece smentì queste prospettive favorevoli. La sovrabbondanza di navi inglesi ed americane avanzate dalla prima guerra mondiale disponibili a prezzi stracciati, il contemporaneo blocco delle immigrazioni negli Stati Uniti e il blocco delle esportazioni di cereali verso la Russia, dilaniata dalla guerra civile, segnarono l'inizio di una crisi.
Contemporaneamente la società “Libera Navigazione Triestina” venne costretta ad annullare alcune commesse al cantiere a causa della mancanza di contributi da parte dello stato italiano per la costruzioni di navi impostate prima del passaggio di Trieste all'Italia. Tra le commesse annullate anche la costruzione di 4 navi, impostate nel 1919, per le quali il cantiere aveva già ordinato i materiali per la loro costruzione. Tali circostanze causarono una serie di licenziamenti che coinvolse tutto il personale, operai, tecnici ed ingegneri con il personale che si ridusse a 300 lavoratori.
Finalmente!, cartolina commemorativa di Leopoldo Metlicovitz (1919) - Da www.casoesse.org
Nel corso di una vertenza sindacale il 1º marzo 1921 le officine vennero incendiate con danni per circa 7 milioni di lire dell'epoca che vennero solo in parte risarciti dalle assicurazioni e che causarono la chiusura del cantiere per sei settimane. Per riaprire il cantiere anche i dipendenti si autotassarono racimolando 1 milione di lire dell'epoca e dopo la riapertura i cantieri lavorarono per quattro mesi a regime ridotto.
Per fronteggiare la crisi e mantenere i livelli occupazionali venne aperta un'officina di carpenteria metallica per usi principalmente terrestri denominata “Officina Ponti e Gru”. L'officina produceva gru, ponti e serbatoi e per usi navali produceva gru per scialuppe di salvataggio, argani da carico e argani per le ancore. Vennero anche acquistate le Officine “Gas Compressi”.
La marcia su Roma - www.varese7press.it
Nel 1923 iniziò la ripresa, in quanto la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922 e l'avvento del fascismo al governo mise fine alle agitazioni sindacali. Il governo fascista riuscì a dirimere la disputa per i contributi statali con la società “Libera Navigazione Triestina” che riprese la costruzione di 3 delle 4 navi ordinate nel 1919. La “Fabbrica Macchine Sant'Andrea” acquisì la licenza per la costruzione e l'utilizzazione sulle navi costruite al “Cantiere San Marco” dei motori diesel "Burmeister & Wein" che all'epoca erano i più richiesti.
Nel 1924 il cantiere riceve un'importante commessa militare con il contratto per la costruzione dell'incrociatore Trieste e alcune commesse da altre compagnie marittime. Le commesse incrementarono i livelli occupazionali del cantiere e il numero di dipendenti passò da 300 del 1923 a 3300 nel 1927.
Incrociatore Trieste
Fra le navi realizzate in questo periodo le motonavi “Romolo” e “Remo” le navi gemelle “Viminale” ed “Esquilino”, varate al “San Rocco” ed allestite al “San Marco”, la nave passeggeri di lusso “Victoria”, costruita per il Lloyd Triestino ed il transatlantico Conte Grande, realizzato per la compagnia Lloyd Sabaudo di Genova e costruito a tempo di record in soli 16 mesi de lavoro e che fino all'entrata in servizio del Conte di Savoia e del Rex fu il più veloce transatlantico italiano. Nello stesso periodo l'Officina Ponti e Gru consegnò 8 gru de banchina e 16 capannoni per il porto di Alessandria d'Egitto e vari ponti ferroviari tra cui quelli sui fiumi Po, Tagliamento e Livenza.
Le officine aeronautiche
Nella vicina Monfalcone intanto nel 1923 furono aperte le Officine Aeronautiche in quanto la famiglia Cosulich aveva rivolto il suo interesse alla navigazione aerea ed era proprietaria dal 1921 della Società Italiana Servizi Aerei (SISA), nata con lo scopo di gestire una scuola di volo per piloti di idrovolanti civili e militari, oltre che per effettuare voli turistici, pubblicitari e di collegamento tra le città italiane diventando così una delle prime compagnie aeree commerciali italiane.
Le Officine Aeronautiche di Monfalcone. L'idroscuola Cant 18 nei pressi dei Cantiere Navale - Da glaukonautes.xoom.it
Nei primi anni di attività la direzione tecnica e progettuale venne affidata all'ingegner Raffaele Conflenti, il quale venne successivamente affiancato in qualità di vicedirettore tecnico da Filippo Zappata un giovane cui venne affidato il Reparto Sperimentale. Il personale specializzato in campo aeronautico, come piloti collaudatori, montatori e motoristi, venne reclutato principalmente dalla SISA mentre le maestranze vennero prelevate dall'attività cantieristica, portando con loro tutta l'esperienza carpentieristica necessaria alla realizzazione degli scafi in legno e di costruzione metallica.
Con l'apertura delle officine aeronautiche la denominazione degli stabilimenti di cui la famiglia Cosulich era proprietaria venne cambiata da "Cantiere Navale Triestino" in Cantieri Aeronautici e Navali Triestini.
Un trimotore prodotto dai Cantieri Aeronautici e Navali Triestini
Nelle officine sarebbero stati prodotti numerosi velivoli, sia civili che militari. Il primo velivolo di successo uscito dalle officine di Monfalcone fu il biplano trimotore CANT 6, successo continuato in campo militare con i modelli CANT 7 e CANT 18, utilizzati dal 1923 nelle scuole di volo della neonata Regia Aeronautica, ed in campo civile con i CANT 10 e CANT 22, utilizzati dal 1926 per i primi servizi di linea.
Cantieri Riuniti dell'Adriatico
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L'ammiraglio Umberto Cagni. |
Nel 1929 il pacchetto azionario dello Stabilimento Tecnico Triestino di proprietà delle compagnie di navigazione venne rilevato totalmente dalla Banca Commerciale Triestina che lo cedette a sua volta alla Banca Commerciale Italiana che essendo già proprietaria del “Cantiere Navale Triestino” di Monfalcone ne decise la fusione in un unico gruppo, che comprendeva lo Stabilimento Tecnico Triestino, il Cantiere "San Rocco" e il cantiere di Monfalcone.
Presidente della società, l'ammiraglio Umberto Cagni. La prima costruzione impostata dopo quel giorno avrebbe avuto un numero progressivo aumentato de 330 unità, che erano il numero delle navi impostate sino a quel giorno sugli scali di Monfalcone. Fino al 1970, anno dell'ultimo varo effettuato al "San Marco" i due cantieri avrebbero avuto la numerazione delle costruzioni in comune. Nel gruppo che era sorto i lavori vennero così ripartiti: le nuove costruzioni sarebbero state realizzate a Monfalcone e al "San Marco" mentre il "San Rocco" sarebbe stato utilizzato per trasformazioni e riparazioni.
Le Officine Aeronautiche mantennero la denominazione CANT acronimo di Cantieri Aeronautici e Navali Triestini.
Incrociatore Fiume
La prima importante realizzazione della nuova società fu l'allestimento dell'incrociatore Fiume che era stato varato dallo "Stabilimento Tecnico Triestino" nell'aprile 1930. Nell'estate dello stesso anno venne completato l'allungamento del secondo scalo, in previsione della costruzione del transatlantico Conte di Savoia. Per l'allestimento del grosso transatlantico era necessaria una gru dall'enorme potenza per rendere possibile il sollevamento dei rotori degli stabilizzatori giroscopici del grande transatlantico, che completi di cassa e struttura d'imbrago pesavano circa 150 tonnellate ciascuno e per rendere possibile la cosa, nel 1931 venne completato dalle “Officine Ponti e Gru” il pontone-gru “Ursus” che avrebbe servito sino agli anni novanta e negli anni tra le due guerre sarebbe stato usato anche dal cantiere di Monfalcone e per la realizzazione della diga foranea del porto nuovo triestino.
Attualmente il pontone Ursus dopo un grosso restauro avvenuto nel 1975, quando al pontone venne rifatta la parte dello scafo e vennero sostituiti gli originari motori con altri diesel di nuova tipologia, molto più leggeri, e dopo essere stato messo in disarmo alla fine del 1994 ed essere rimasto in attesa di demolizione al Cantiere San Marco è stato utilizzato per l'installazione, avvenuta il 17 marzo 2009, di una centralina meteo.
Il pontone galleggiante Ursus
Oltre al transatlantico “Conte di Savoia” in qiel periodo vennero realizzati il traghetto “Cariddi” e l'incrociatore leggero della Classe Condottieri Cadorna, mentre alla “Fabbrica Macchine Sant'Andrea” vennero commissionati i motori per l'incrociatore Giovanni dalle Bande Nere in costruzione a Castellammare di Stabia.
Grazie a queste commissioni il gruppo C.R.D.A. non risentì per i primi due anni della crisi del 1929 e in quel periodo era il primo al mondo con ben 110.992 tonnellate varate e ben 3.900 operai, cifre che saranno superate solo nel 1939 e nel 1942 con le costruzioni di guerra. Tuttavia quando dopo la consegna del “Conte di Savoia” quando in costruzione era rimasto solamente il “Cadorna” la forza lavoro scese a 700 dipendenti.
La nave Luigi Cadorna
Nel 1932 su iniziativa del governo venne fondato l'IRI e nel 1933 il gruppo C.R.D.A. entrò nell'orbita dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale. Nello stesso anno le Officine Aeronautiche, furono riorganizzate e potenziate e nel 1935-1936 fu appositamente allestito l'aeroporto di Ronchi dei Legionari, dove poter testare i nuovi modelli CANT.
Inoltre tra il 1926 e il 1935 furono realizzati presso i cantieri CRDA CANT di Monfalcone circa 140 velivoli su licenza SIAI e gli aerei usciti dalle officine conquistarono 40 record mondiali, mentre per volere di Italo Balbo il capo designer diventò Filippo Zappata che aveva lavorato con Louis Blériot.
Italo Balbo e la Principessa Ileana di romania
La gestione della famiglia Cosulich durò incontrastata fino al 1933, quando i Cantieri Riuniti dell'Adriatico entrarono nell'orbita dell'IRI, tuttavia i Cosulich continuarono a godere la massima fiducia della nuova proprietà, tanto da rimanere alla direzione del cantiere fino al 1949, anno della morte di Augusto Cosulich.
Dal punto di vista tecnico in quel periodo si affermò l'uso della saldatura elettrica al posto della chiodatura, soprattutto sulle navi militari. Grazie a questa tecnica le migliorie furono tali da convincere la Regia Marina ad affidare al “San Marco” la costruzione della corazzata Vittorio Veneto.
Corazzata Vittorio Veneto
Con il perdurare fino al 1937 della crisi delle costruzioni civili presso gli stabilimenti C.R.D.A. vennero effettuate prettamente costruzioni militari, campo nel quale gli stabilimenti raggiunsero un'alta specializzazione.
Nel “Cantiere San Marco” venne realizzato l'incrociatore leggero Garibaldi, varato il 21 aprile 1936 e completato il 1º dicembre 1937 e vennero ricostruite le corazzate Conte di Cavour e Andrea Doria, che risalivano alla prima guerra mondiale, quindi alla presenza del re Vittorio Emanuele e della regina Elena il 25 luglio 1937, venne varata la corazzata Vittorio Veneto, mentre il 18 settembre 1938 alla presenza del capo del governo Benito Mussolini insieme al varo di due mercantili commissionati dalla compagnia dalla “Achille Lauro” avvenne la cerimonia della posa del primo elemento della chiglia della Corazzata Roma.
La corazzata Roma
Le costruzioni di nuove navi ripresero a partire dal 1938 anche al "Cantiere San Rocco" e saranno oltre 20 le navi realizzate sotto la gestione dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico fino al 1958, anno in cui il cantiere venne acquistato dalla Micoperi di Milano.
Seconda guerra mondiale
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale gli stabilimenti C.R.D.A. tra i cantieri del "San Marco", del "San Rocco" e di Monfalcone e della "Fabbrica Macchine Sant'Andrea" raggiunsero 21.000 dipendenti, numero che non sarebbe stato mai più raggiunto.
Tra le navi in costruzione sugli scali del "San Marco" due incrociatori antiaerei per il Siam che nel dicembre 1941 vennero requisiti dalla Regia Marina per essere trasformati in incrociatori di scorta e da trasporto e ribattezzati “Vesuvio” ed “Etna”, che non vennero mai ultimati e dopo essere stati catturati dai tedeschi in seguito alle vicende armistiziali quando il loro allestimento era stato completato al 60% vennero sabotati da incursori italiani ed affondati per evitare che potessero essere ultimati dai tedeschi. I loro scafi sarebbero stati recuperati dopo la guerra.
La nave da guerra Conte di Cavour
Nel 1941 a Trieste fece ritorno il “Conte di Cavour”, gravemente danneggiato durante la notte di Taranto, ma per l'esigenza di costruire unità di scorta i lavori di riparazione vennero rallentati e all'armistizio dell'8 settembre 1943 non erano stati ancora completati. Il 22 gennaio 1942 a Trieste giunse la corazzata Impero che varata il 15 novembre 1939 presso il Cantiere navale di Sestri Ponente durante la fase di allestimento poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, per allontanarla da possibili attacchi da parte francese, venne spostata in un primo momento a Brindisi e in seguito, prima a Venezia quindi a Trieste, ritenuta più al sicuro.
Anche in questo caso il suo allestimento venne rinviato dal momento che la Regia Marina preferì concentrare gli sforzi verso la costruzione di unità di scorta, in quel momento ritenute più utili allo sforzo bellico, come cacciatorpediniere e torpediniere, tanto che tra il 1º marzo ed il 3 maggio 1942 nel "Cantiere San Marco" vennero varate a tempo di record 4 torpediniere della Classe Ciclone: “Ciclone”, “Fortunale”, “Tifone” ed “Uragano”.
Trieste 1932, Cantiere San Marco; due delle eliche del transatlantico "Conte di Savoia"
Il 14 giugno del 1942 fu consegnata alla Regia Marina la corazzata Roma, mentre nello stesso periodo al "San Marco" arrivò dalla Regia Marina un'ulteriore commessa di 8 corvette di scorta antisommergibile della Classe Gabbiano i cui scafi vennero impostati tra maggio e giugno ed i cui nomi erano Chimera, Danaide, Driade, Fenice, Flora, Pomona, Sfinge e Sibilla. Complessivamente nel “Cantiere San Marco” tra giugno 1942 e l'8 settembre 1943 vennero varate 8 corvette e 4 torpediniere ed impostati sugli scali gli scafi di altre 6 corvette e 2 cacciatorpediniere.
Alla proclamazione dell'armistizio Trieste venne occupata dai tedeschi entrando a far parte dell'Adriatisches Küstenland e già nei giorni immediatamente successivi presero il controllo del cantiere ordinando di tralasciare la costruzione delle corazzate e degli incrociatori imposero la continuazione dei lavori sulle 6 corvette per incorporarle nella Kriegsmarine.
Trieste 1944 - Bombardamenti
Il 10 giugno 1944 cominciarono i bombardamenti anche su Trieste con tutte le strutture industriali legate ai Cantieri dell'Adriatico pesantemente danneggiate con la conseguenza che le attività lavorative vennero drasticamente ridotte.
Nonostante i tentativi di riparazione delle unità navali requisite dai tedeschi i continui bombardamenti paralizzarono ogni attività.
Nel corso di due distinti attacchi aerei nel febbraio 1945 a pochi giorni di distanza vennero affondate le corazzate "Impero" e "Conte di Cavour" i cui scafi vennero recuperati dopo la guerra e demoliti.
La carena del Conte di Cavour ancora emergente dalle acque antistanti il molo allestimento del cantiere San Marco di Trieste nell'ottobre 1947 - Da ilterzonano.altervista.org
Anche il cantiere di Monfalcone fu bombardato dalla RAF il 19 marzo, il 4 e il 20 aprile 1944. Questi bombardamenti distrussero completamente le Officine Aeronautiche e i velivoli in costruzione e soltanto il cantiere nel dopoguerra sarebbe stato ricostruito, mentre le Officine Aeronautiche avrebbero cessato la loro produzione.
Dopoguerra
Il dopoguerra e la ricostruzione furono uno dei momenti più alti per la cantieristica nazionale e vide prodigarsi, con grande spirito di sacrificio, a tutti i livelli, il personale che vi operava, dai massimi dirigenti agli operai, nell'opera di ricostruzione degli impianti e della flotta, adottando soluzioni nuove ed economiche. A Monfalcone uno dei massimi protagonisti fu il direttore del Cantiere Nicolò Costanzi e già nel 1950, era stato demolito il relitto del Conte di Savoia, costruito nel "Cantiere San Marco" di Trieste all'inizio degli anni trenta, ed eseguito il riallestimento del Conte Biancamano.
Il transatlantico Augustus 1950 - Da www.ottante.it
Nel 1951 a Trieste e Monfalcone vennero varati rispettivamente i transatlantici gemelli Augustus e Giulio Cesare, primo transatlantico italiano ad essere stato costruito nel dopoguerra. Il "Biancamano," che riprese la navigazione nel 1949 sulle rotte dirette in Nord e Sud America, fu la prima unità della rinnovata flotta mercantile italiana e al suo riallestimento collaborarono pittori come Massimo Campigli, Mario Sironi, Roberto Crippa.
Per Trieste la ricostruzione del cantiere fu più difficoltosa rispetto a Monfalcone, vista la situazione incerta della città che faceva parte del Territorio libero di Trieste e solo ad ottobre 1954 tornò all'Italia, così come Muggia che perse però parte del suo territorio che venne incorporato nella Jugoslavia. Durante il periodo dell'occupazione titina di Trieste c'era stato un tentativo di furto del pontone Ursus da parte delle truppe titine, sventato da un pattugliatore britannico.
Il Cantiere San Rocco nel 1958 venne venduto dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico alla Micoperi di Milano e venne utilizzato fino al 1972 solo per manutenzione e riparazione e dal 1972 solo per carenaggio.
Trieste - Il cantiere San Rocco
La Micoperi nel 1982 avrebbe ceduto ceduto il "Cantiere San Rocco" ad una società con interessi nel campo immobiliare che avrebbe sviluppato e realizzato il progetto Marina di Porto San Rocco, un porto turistico attiguo al cantiere.
Nel 2003 i Cantieri San Rocco sono stati acquisiti da Dreaming Group e vi vengono svolte le attività di refitting, rimessaggio, manutenzione ordinaria e straordinaria, assistenza e riparazione post-vendita Gli anni successivi vedono la ripresa del cantiere navale che torna nel 2010 all'attività produttiva con la costruzione di una linea di barche per il marchio Filippetti Yacht. Il primo modello è una Navetta di 26 metri.
Filippetti Yacht Navetta 26
Nel corso di questi anni tra le commesse militari la fregata elicotteristica Bergamini, mentre negli anni sessanta il Cantiere di Trieste dovette affrontare un periodo di crisi e venne prospettata la chiusura, nonostante la costruzione per la Società Italia Navigazione del transatlantico Raffaello, varato il 24 marzo 1963 con madrina del varo la Signora Giuliana Merzagora la moglie dell'allora Presidente del Senato Cesare Merzagora.
Italcantieri e Fincantieri
All'inizio del 1966, il governo elaborò un piano di riordino della cantieristica nazionale che prevedeva un nuovo raggruppamento denominato Italcantieri – Cantieri Navali Italiani, società facente parte della galassia IRI, in cui confluirono il Cantiere navale di Sestri Ponente, i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone e Trieste e il Cantiere navale di Castellammare di Stabia.
Fincantieri nome abbreviato di Finanziaria cantieri navali italiani, società costituita dall'IRI nel 1959
La "Fabbrica Macchine Sant'Andrea" veniva così separata dopo oltre un secolo dal "Cantiere San Marco" e nello stesso anno venne formata anche una joint-venture tra L'IRI e la FIAT, in base alla quale le due società rilevavano la "Fabbrica Macchine Sant'Andrea" accordandosi per trasferire le rispettive produzioni di grossi motori diesel in una nuova società, chiamata Grandi Motori Trieste. L'accordo prevedeva anche la costruzione di un nuovo e moderno stabilimento a Bagnoli della Rosandra, nel comune di San Dorligo della Valle, in provincia di Trieste al confine della Slovenia.
Dopo l'entrata in funzione del nuovo stabilimento, la produzione venne spostata da Sant'Andrea a Bagnoli, ed i vecchi impianti vennero dimessi. In quella sede sorge oggi un palazzo direzionale del gruppo Fincantieri, la Società finanziaria del gruppo IRI che nel 1984 assunse direttamente il controllo di tutta la cantieristica pubblica inglobando l'Italcantieri e che nello stesso anno ha rilevato la stessa "Grandi Motori Trieste" che intanto era detenuta al 50% da Finmeccanica. Lo stabilimento di Bagnoli della Rosandra costituisce invece oggi la sede della Wärtsilä Italia, facente parte della Wärtsilä Corporation finlandese che nel 1999 ha acquistato "Grandi Motori Trieste" da Fincantieri.
Grandi Motori Trieste
I cambiamenti societari non hanno però risolto i problemi del cantiere navale di Trieste che vide l'ultimo varo di un'imbarcazione, una motonave da carico, il 16 marzo 1968. Durante il periodo della gestione Italcantieri e Fincantieri il cantiere è stato utilizzato solo per riparazioni.
Fincantieri e Nuovo Arsenale Cartubi
Dalla fine degli anni novanta parte del cantiere navale "San Marco" è gestito dal "Nuovo Arsenale Cartubi" le cui attività dall´area della Lanterna sono state trasferite negli spazi del "San Marco".
Il cantiere conta su una forza lavoro, compreso l´indotto, di circa 300 persone svolgendo attività di costruzione, manutenzione e riparazione ed è in grado di impostare navi sino a 200 metri di lunghezza, facendo ricorso all'utilizzazione di tecnologie d´avanguardia e nuovi materiali. Il cantiere, il 26 ottobre 2008, dopo oltre 40 anni, ha visto il varo di una nave, la gassiera da carico “Rystraum” costruita per l'armatore norvegese Utkilen, specializzato nei trasporti di prodotti chimici via mare. La nave è stata consegnata con considerevole ritardo, nel 2012, in seguito al fallimento del Cantiere navale "De Poli" di Pellestrina, che ne aveva ottenuto in origine l'appalto per poi affidare i lavori alla Cartubi.
Arsenale Cartubi
Il cantiere oggi rimane specializzato in trasformazioni, riparazioni e manutenzioni straordinarie e ordinarie.
Nel 2013 la Fincantieri impiega lo stabilimento triestino per la trasformazione della Carnival Destiny nella Carnival Sunshine, che con un costo di oltre 155 milioni di dollari rappresenta il più grande restauro di sempre per una nave da crociera.
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