Corsica, isola di tradizioni e bellezza
Terra di grandi ricchezze
Terra di grandi ricchezze
A dispetto dello spopolamento dei borghi e dello sviluppo del turismo, la Corsica mantiene vive ancora oggi le sue tradizioni, che rappresentano una delle sue grandi ricchezze.
L’immagine dei corsi
I francesi “del continente” si fanno generalmente un’immagine della Corsica che corrisponde a un guazzabuglio di personaggi, da cui emergono un po’ confusamente un imperatore, un cantante, avvocati, brillanti amministratori, attori del cinema, un lungo elenco di funzionari, di uomini politici, di militari ed anche alcuni famosi banditi.
La bandiera Testa Mora è la bandiera della Corsica
A tale immaginario collettivo si affianca anche una certa attitudine ad attribuire ai corsi alcuni difetti “scontati”, quali l’indolenza, la suscettibilità, un certo spirito di clan, uno sciovinismo portato all’estremo, una certa propensione alla frode fiscale o elettorale. Ben diverso è il quadro che emerge dalla realtà: l’apparente austerità spesso grave, le manifestazioni di tipica esuberanza latina, il senso dell’umorismo e della battuta pronta celano qualità rare, tutte da scoprire: sobrietà, coraggio, culto della famiglia, inflessibile senso dell’onore, fedeltà nei rapporti d’amicizia e verso la parola data.
Dotato di un profondo senso dell’ospitalità, il corso è incapace di agire con calcolo. Orgoglioso della sua piccola patria, apprezza che anche altre persone condividano con lui l’ammirazione per le sue bellezze naturali e paesaggistiche e contribuiscano al benessere della sua isola; gradisce tuttavia sicuramente meno che vi si realizzino profitti da cui sia escluso o che vi s’introducano usi e costumi estranei alla sua mentalità.
Corsica - Calvi
In patria, i corsi possono essere fatalisti ed abitudinari, cattolici praticanti e tuttavia inclini alle superstizioni. Amano la loro isola in modo esclusivo, ma, qualora si trovino lontano, staccati dalle usanze e convenzioni del loro paese, dimostrano un’incredibile capacità di adattamento ed un notevole senso d’iniziativa, sostenuto da una vivace curiosità intellettuale. Numerosi sono stati i corsi che si sono distinti in un ruolo di rilievo nello Stato oppure che hanno rappresentato la Francia in terre lontane.
La “vendetta”
La lontananza della giustizia genovese e la sua mancata applicazione hanno a lungo indotto chi aveva subìto una grave offesa a farsi giustizia da sé; questo tipo di comportamento, la “vendetta”, è imposto dal mito dell’onore.
“Represión del bandolerismo” by Biblioteca de la Facultad de Derecho on Flickr (CC BY 2.0)
Nel XIX sec. il flagello assume le dimensioni di una vera e propria piaga sociale che si attenuerà dopo il 1840. Questo clima rappresenta la culla del “banditismo d’onore”, poiché la regola imponeva al giustiziere di “darsi alla macchia”. Il numero dei veri banditi d’onore rimase comunque abbastanza limitato.
In un paese occupato da un’amministrazione straniera, il ribelle assurgeva a eroe popolare. I più famosi nel corso degli ultimi due secoli furono i fratelli Bellacoscia di Bocognano, Nicolaï di Carbini, F.M. Castelli di Carcheto, Romanetti di Calcatoggio, A.Spada di Lopigna e Micaelli d’Isolaccio di Fiumorbo.Il fenomeno fu represso dalla Francia nel 1830.
La lingua corsa
Anche se la Francia non ha ancora ratificato la carta europea delle lingue minoritarie o regionali, dovendo in via preliminare operare una modifica costituzionale, oggetto di forti polemiche, la lingua corsa è oggi ormai insegnata nelle scuole e ufficializzata nella toponimia. Passeggiando nei borghi potrete dunque leggere sulle indicazioni il nome delle località in corso ed ascoltare la musicalità di questa lingua così vicina ad altre lingue latine e, in particolare, all’italiano.
Cartelli stradali bilingue in francese e corso a Calacuccia sulla D84 Francardo-Porto.
La vita agricola
Le piccole aziende agricole familiari sono specializzate nelle produzioni tradizionali: allevamento di bovini e suini, frutteti e castagneti. Esse coprono quasi la metà delle superfici oleicole. Questi agricoltori, legati alle tecniche locali, soffrono del notevole degrado del loro ambiente. Le terrazze che circondavano i paesi, i maggesi e i legami di aiuto reciproco e informale non esistono più. In compenso, la scomparsa delle terre coltivate ha permesso ad alcuni di loro di rivitalizzare l’allevamento in libertà degli animali, che ha contribuito a rendere famosa la carne corsa.
Le grandi aziende sono orientate alla viticoltura (75% della produzione AOC), l’arboricoltura (in particolare le clementine e i kiwi) e la produzione di latte.
Vacca di razza Corsica (Corse)
La pianura orientale d’Aléria, risanata nel 1944 e sottoposta a un piano di miglioramento dello sfruttamento nel 1957 dalla “Société d’économie mixte SOMIVAC”, rappresenta una parte importante della produzione viticola e frutticola. Tuttavia, negli ultimi anni, queste superfici sono diminuite notevolmente per lasciare posto a praterie e pascoli. Questa tendenza è spiegata dalle crescenti necessità di foraggio nell’isola e dalle difficili condizioni climatiche degli ultimi anni.
La vigna
La viticoltura, forte dei suoi nove AOC (denominazione d’origine controllata: ajaccio, patrimonio, calvi, corse coteaux du Cap Corse, muscat du Cap Corse, figari, porto-vecchio, sartène et corse), è uno dei pilastri dell’agricoltura corsa. Essa ha subito profonde rivoluzioni negli ultimi 40 anni. Dai 9000 ha del 1960, in dieci anni era arrivata a coprirne 32 000 (la metà della superficie utile), grazie al risanamento della pianura d’Aléria e ai notevoli investimenti di coloro che erano rientrati dall’Algeria.
Nella zona di produzione di Patrimonio (la prima AOC creata in Corsica), vicino Saint-Florent, si trovano alcuni dei più interessanti vini corsi
Negli anni Ottanta, i viticultori si sono impegnati in una politica che privilegiava la qualità: tre quarti dei vigneti furono estirpati, trasformando il volto della terza isola viticola del Mediterraneo, dopo la Sicilia e la Sardegna.
Mentre nel passato la viticoltura era spesso un semplice complemento di un’altra attività agricola, oggi essa riguarda aziende agricole specializzate, solitamente di medie dimensioni. La viticoltura rappresenta quasi il 10% delle coltivazioni dell’isola, vale a dire 7000 ha. Le vigne sono concentrate sul litorale e per due terzi nella zona Aléria-Ghisonaccia, seguita dalla Balagna e dalle zone di Ajaccio, Calvi e Porto-Vecchio.
Corsica - Ajaccio
I viticultori hanno lavorato senza posa sui vitigni internazionali (syrah, grenache, cabernet sauvignon), ma oggi danno la precedenza alla trentina di vitigni dell’isola. Non si è potuto evitare che alcuni di essi scomparissero (tra questi, il muriscu e il cualtacciu) ma il nielluccio, il vermentino e lo sciaccarello stanno vivendo un’epoca di grande ripresa.
I frutteti
La coltivazione della frutta rappresenta la seconda produzione agricola dell’isola. Gli agrumeti, che dominano già da vari decenni, coprono 1800 ettari.
Clementine corse
L’80 % di questi sono dedicati ai clementini, che godono dell’IGP (identificazione geografica protetta). La coltivazione del kiwi, che si era sviluppata dagli anni Settanta, in tempi recenti ha subito una notevole recessione (in 10 anni la produzione è diminuita di oltre un terzo). Gli oliveti, invece, sono in forte crescita (+ 74 % tra il 1995 e il 2005), e lo stesso accade ai castagneti, il cui rinnovo ha permesso di aumentare del 50% la superficie di raccolta. La produzione di prugne innestate e di mandorle, particolarmente vulnerabili alla mancanza d’acqua, è diminuita di un terzo a seguito delle estati calde e secche dei primi anni 2000.
L’allevamento
Anch’esso svolge un ruolo importante nell’agricoltura insulare, giacché costituisce la principale attività di più del 60% delle aziende agricole. Più di un terzo di queste sono orientate all’allevamento di ovini e caprini, in accordo con una tradizione ancestrale. Le greggi più grandi si trovano nella Haute-Corse, una regione montuosa e verde. La produzione di latte permette di fabbricare il brocciu e noti formaggi stagionati.
L'allevamento ovino e caprino era l'attività dominante all'inizio del secolo scorso
L’allevamento intensivo di bovini, che raggiunge i 74 000 capi, è più recente ma oggi rappresenta la prima produzione animale dell’isola. I suini sono allevati per la maggior parte in regime di pascolo libero e grazie a questo la qualità delle loro carni gode di un’ottima fama. Le colture foraggere costituiscono più del 90% dei 300 000 ha agricoli dell’isola.
Pesca e acquacoltura
La pesca, relativamente poco sviluppata sulle coste, nasce come attività familiare. La flotta di pescatori, artigianale, si compone di 210 barche (all’inizio del XX sec. erano 700), censite nei porti di Ajaccio e Bastia.
Nelle reti abbondano i pesci di scoglio (spigole e muggini), ma anche quelli di sabbia (orate e triglie). La produzione, che raggiunge le 1000 t all’anno, viene distribuita sul mercato locale.
Acquacoltura
L’acquacoltura è stata importata in Corsica negli anni Sessanta, nei bacini di Diane e di Urbino. Oggi, con una produzione annuale di 2000 t, l’isola è al 3º posto tra le regioni produttrici francesi. Nei bacini della costa orientale è fiorente anche l’allevamento di cozze e altri frutti di mare. Le ostriche creuses sono considerate tra le migliori del Mediterraneo.
La piscicoltura, apparsa negli anni Ottanta, oggi si sviluppa su tutta la costa. Il sito principale si trova nella baia di Ajaccio. Vengono allevati soprattutto spigole e orate.
Trasporti e turismo
Attualmente, rispetto al passato, i trasporti dal continente all'Isola sono notevolmente migliorati. Notevole è l'offerta. Con portali web come Traghetti Corsica puoi prenotare comodamente online il tuo Traghetto per la Corsica. Confrontando, grazie al motore di ricerca, promozioni, offerte, orari e tariffe di imbarco per tutti i traghetti delle compagnie di navigazione che collegano i porti della Corsica con quelli Italiani e Francesi, sapendo di avere visualizzare sempre disponibilità e tariffe costantemente aggiornate in ogni momento. In pochi click, inserendo i dati richiesti, potrai acquistare direttamente i biglietti alle migliori tariffe presenti sul mercato.
Traghetto per la Corsica
Una quarantina di navi suddivise tra 9 compagnie trasportano ogni anno quasi 4.000.000 di passeggeri. Più della metà di questi scelgono le navi veloci. I porti di partenza sono Marsiglia, Tolone, Genova, Civitavecchia, Savona, Piombino, Livorno; i porti d’arrivo sono essenzialmente Ajaccio, Bastia, Porto Vecchio, Ile-Rousse, Bonifacio.
Trasporti aerei
Il traffico aereo, che è cresciuto notevolmente negli ultimi dieci anni, oggi sembra stabilizzato.
I quattro aeroporti dell’isola hanno dotazioni disuguali e Ajaccio movimenta più della metà dei passeggeri.
Trasporti stradali
Le strade corse hanno la fama di essere tanto belle quanto difficili. La rete stradale dell’isola è di 7.921 km, di cui solo 576 di strade statali. La mancanza di collegamenti rapidi tra le città principali è un freno per lo sviluppo economico. In questi ultimi anni, tenendo presenti anche le necessità di spostamento dei turisti, sono stati intrapresi importanti sistemazioni e ampliamenti, particolarmente sulla costa.
Turismo
Nel 1970 circa 500 000 turisti avevano visitato la Corsica, mentre oggi sono più di 3,5 milioni all’anno. Il turismo balneare è il più ricercato: Porto-Vecchio, Bastia, Calvi e Ajaccio sono le zone più frequentate dai turisti.
Porto di Saint Florent
Quanto all’alloggiamento, il primo posto è occupato dalle seconde case, che sono circa 50 000, seguite dai campeggi e dagli alberghi, ma la navigazione da diporto sembra sedurre i turisti sempre di più.
Anche la montagna, benché sia dotata di infrastrutture più scarse, ha molte opportunità per il turismo verde, come dimostra la frequentazione delle 740 gîtes rurali dell’isola. Le escursioni e il trekking è diventata un richiamo sicuro, che attrae ogni anno un buon numero di appassionati.
Il fiume Restonica attraversa le montagne corse
Le azioni intraprese dai piccoli paesi del centro, dal Parco naturale regionale e dall’ONF, hanno permesso anche a nuove attività di svilupparsi, così che oggi si va alla scoperta della Corsica in bicicletta, a piedi o a cavallo, grazie a numerosi sentieri segnalati e a un’ampia varietà di itinerari.
I piaceri della tavola
La cucina “turistica” adotta ricette della Provenza, dell’Italia, della Spagna e... della Corsica; la cucina tradizionale si basa invece su prodotti locali e su piatti conditi con olio di oliva.
La cucina corsa
Salumi
Sono l’espressione più tipica della gastronomia insulare grazie al gusto prelibato della carne dei maiali; essi infatti sono allevati in libertà e si nutrono di castagne, ghiande, faggiole e di erbe odorose. Questo eccellente sapore naturale è ulteriormente esaltato grazie ad un processo di affumicamento al legno di castagno.
Sono famose due specialità affumicate e lardellate: il “lonzu”, di filetto di maiale, e la coppa, un salume arrotolato contenente lombata di maiale. Altrettanto gustoso è il “prisuttu”, prosciutto crudo che ben si accompagna ai fichi freschi, e gli scuri “figatelli”, salsicce affumicate fatte di frattaglie di maiale: rognoni, cuore, fegato.
Formaggi
Il più famoso è sicuramente il “brocciu”: si tratta di un formaggio fresco di pecora o di capra fabbricato con siero mescolato a latte riscaldato e sbattuto. Con il brocciu si preparano anche molti piatti locali (frittate, crostate, crêpes, frittelle). Da ottobre a giugno lo si mangia al naturale o zuccherato, innaffiato con grappa. Se salato, si conserva tutto l’anno.
È inoltre possibile trovare formaggi di capra o di pecora stagionati e molto forti, il più famoso dei quali è il niolo.
Il formaggio Niolo
Pesci e frutti di mare
Estremamente gustosi sono i pesci di scoglio, necessari per la preparazione della zuppa di pesce corsa (“aziminu”), le fritture, le triglie o i branzini cucinati alla brace usando tralci di vite, le sardine alla griglia. Su tutta la costa, e in particolare a Cap Corse, si degusteranno le prelibate aragoste. In montagna, i buongustai potranno apprezzare le trote di torrente, mentre le ostriche e le cozze vengono dagli stagni di Diane e di Urbino.
Ostriche corse
Minestre
A parte le classiche zuppe di verdure (minestre) e di pesce, i corsi sono ghiotti di zuppe di fagioli rossi, cipolline, di pasta con l’aggiunta dell’immancabile brocciu.
Zuppa corsa
Carni e selvaggina
I corsi importano dal continente una parte della carne che consumano; tuttavia in primavera amano mangiare cotolette d’agnello e capretti arrostiti con erbe della macchia; la specialità di Corte è lo stufato di capretto con peperoni (“piverunata”). Ottime sono anche le trippe con cipolle alla moda di Bastia e le salsicce di trippa di Bonifacio, fatte di frattaglie di capretto o di agnello.
Nella stagione della caccia, si possono gustare gli arrosti di cinghiale o di cinghialino con contorno di purè di castagne, mentre durante tutto l’anno i piatti preferiti sono i pâté di storni dalle carni profumate.
Arrosto di cinghiale con gnocchi
Pasta
Di chiara influenza italiana è la pastasciutta, mentre lo “stufatu”, pasta cotta a vapore condita con sugo di carne, ed i ravioli o le lasagne al brocciu (specialità di Bastia) sono piatti tipicamente corsi.
La “pulenta” corsa differisce da quella italiana in quanto il suo ingrediente principale non è la farina di granturco ma quella di castagne: cucinata normalmente o come focaccia costituisce un ottimo accompagnamento ai “figatelli”; esiste poi la variante dei “brilluli”.
Dolci
Il brocciu serve anche per preparare le “falculelle”, brioche di Corte, o il “fiadone”, sformato aromatizzato con acqua di fiori d’arancio o zeste di limone; la farina di castagne è invece l’ingrediente fondamentale delle “frittelle“ e della “torta castagnina“, con noci, mandorle, uvetta secca o pinoli.
Le “falculelle”, brioche di Corte
L’anice serve invece per profumare i “canistrelli“, dolcetti di mandorle e nocciole. Tra i dolciumi si segnalano anche le composte e le gelatine di corbezzole, i cedri canditi ed un miele che ben si accompagna al brocciu.
I vini
I migliori vini rossi, corposi e ricchi di bouquet, provengono da vitigni di qualità come il nielluccio e lo sciacarello. Per i vini bianchi ricordiamo la malvasia (vermentino) ed il moscato.
Il patrimonio comprende vini rossi, bianchi e rosati. I rossi contenenti almeno il 60% di nielluccio possono ambire alla denominazione di “patrimonio”, un vino generoso e adatto soprattutto a salumi e selvaggina.
Il Capo Corso produce eccellenti vini bianchi abboccati (moscato, malvasia), che localmente vengono denominati “Coteaux du Cap Corse”.
I vini rossi delle colline di Ajaccio contenenti almeno il 40% di sciacarello recano la denominazione “Ajaccio”.
Dalla regione di Sartène provengono vini rossi con denominazione “Sartène”.
Nel sud dell’isola si trovano vini rossi, rosati e bianchi con denominazione “Porto-Vecchio” e “Figari-Pianottoli”.
Anche la costa orientale da Bastia a Solenzara, la Balagna (Calvi) ed i dintorni di Ponte Leccia (Golo) producono ottimi vini fruttati.
Le birre
Dal 1996 la Corsica ha la propria birra: la Pietra (il nome deriva dal paese di uno dei suoi creatori), prodotta a Furiani.
A base di castagne, ha un gusto piacevole e originale. Recentemente sono apparse due nuove birre: la Serena e la Colomba.
L’acqua
Numerose sono le sorgenti d’acqua che sgorgano dalla montagne corse ed erano conosciute fin dall’Antichità.
L’acqua di Saint-Georges, prodotta a Grosseto-Prugna, possiede notevoli proprietà dissetanti.
L’acqua di Zilia invece, imbottigliata dal 1995, prima di sgorgare attraversa rocce vulcaniche che ne filtrano le impurità. L’acqua minerale d’Orezza, dal sapore delicato, è ricca di ferro e di anidride carbonica. Originaria di Castagniccia, viene distribuita in tutta l’isola.
Viaggi.michelin.it
In copertina foto di Lars_Nissen da Pixabay
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