Gli Etruschi e il mare
di Ario Locci
di Ario Locci
I Greci chiamavano gli Etruschi “Tirreni”, in ricordo di quelTirrenoche si diceva fosse il condottiero che, dalla lontana Lidia -oggi Turchia -, aveva portato nelle coste d’Italia il popolo che aveva dato origine agli Etruschi.
Una migrazione via mare - sicuramente mai avvenuta almeno nei termini in cui ce la tramanda lo storico greco Erodoto - elemento che comunque assai precocemente si pone in stretta relazione con questa antica civiltà dell’Italia antica.
Arte greca antica
Anche lo storico romano Tito Livio ribadisce che la potenza degli Etruschi prima del dominio di Roma era assai estesa, per terra e per mare. I nomi attribuiti al mare superiore e al mare inferiore che circondano l’Italia come un’isola possono costituirne una prova, per quel che può valere.
I popoli d’Italia chiamarono infatti un mare Etrusco, dalla comune denominazione di quel popolo, l’altro Adriatico, da Adria, colonia degli Etruschi. I greci li chiamarono Tirreno e Adriatico.
Tarquinia - La tomba dei Leopardi
Nella fase più antica della civiltà etrusca, compresa fra il IX e l’inizio del V secolo a.C., i centri etruschi raggiunsero livelli d'attività produttiva, di espansione commerciale e politica tra i più progrediti del bacino del Mediterraneo, entrando in concorrenza con i Fenici e i Greci nel controllo delle grandi vie marittime. Uno degli elementi essenziali correlati al quadro generale dello sviluppo è da riconoscere nella situazione privilegiata in cui si trovava l’Etruria per la presenza di grandi risorse minerarie.
Metalli come il rame, il ferro e l'argento e altri minerali come l'allume, essenziali per il progresso delle tecnologie produttive in campo militare ed agrario, abbondano nei giacimenti dell'isola d'Elba, nelle colline metallifere a nord di Vetulonia e in altre località come i Monti della Tolfa nel territorio di Cerveteri.
Utensili per il servizio del v ino - Da www.archeobologna.beniculturali.it
All'approvvigionamento di queste materie prime e al controllo, diretto o indiretto, delle loro fonti di estrazione va certamente attribuito l'interesse dei naviganti Fenici e Greci verso la parte occidentale del mare Mediterraneo e in particolare verso le coste del medioTirreno,dove intorno al 770 a.C. viene fondatanell'isola di Ischiala prima colonia grecada Greci dell'Eubea.
I contatti tra Etruschi ed Euboici avviano una rete di scambi sempre più fitta che reca alle genti italiche della prima età del ferro non solo merci di lusso ma anche tecnologie nuove relative sia all’ambito agricolo (l'introduzione della coltura della vite avviene nel corso dell’VIII secolo, quella dell'olivo nel secolo successivo) sia alla produzione di beni materiali con l'arrivo di artigiani specializzati nella lavorazione della ceramica (l'uso del tornio del vasaio è introdotto nel corso dell'VIII secolo) e di materiali preziosi come l'avorio e l'oro.
Vetulonia - Parte di una Domus estrusca
La vicinanza al mare dei principali centri etruschi d'età arcaica, da Populonia a Cerveteri è indice dello spiccato interesse di questo popolo ad un coinvolgimento effettivo nella dinamica egli scambi commerciali. Già all'età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.) risale la tradizione letteraria della «talassocrazia» (dominio del mare) etrusca.
Secondo il greco Eforo di Cuma pirati «tirreni» infestavano le acque della Sicilia al momento della fondazione delle più antiche colonie greche dell'isola già alla fine deII'VIII secolo. In quest'epoca così antica le azioni di pirateria rientravano in una prassi peculiare delle società aristocratiche e si confondevano in parte con il commercio: l'attività commerciale si svolgeva attraverso «guerre di corsa», razzie originate da capi aristocratici con funzioni “imprenditoriali” piuttosto che mediante spedizioni organizzate da mercanti.
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Sperone per l'attacco |
La forma stessa delle navi etrusche, spesso raffigurate nelle ceramiche testimonia la duplice funzione svolta dalla navigazione etrusca: si tratta di imbarcazioni mercantili con scafo rotondo e spazioso, fornito a prua di uno sperone per l'attacco.
Alla fine del VII secolo a.C., quando si definiscono nelle linee generali le strutture urbane delle principali città etrusche, l'organizzazione degli scambi commerciali tende a divenire sistematica.
II fenomeno è evidente nell’Etruria meridionale marittima, dove nei porti di Pyrgi, Gravisca e Regisvilla, dipendenti rispettivamente dai centri di Cerveteri, Tarquinia e Vulci, nascono strutture stabili di natura commerciale
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Antiche monete |
Nella dinamica degli scambi di quest'epoca (fine VII-VI sec. a.C.) il ruolo determinante, anche come intermediari, è svolto dai mercanti della Grecia orientale, provenienti dai centri costieri dell'Asia minore (Samo, Mileto, Focea).
Mercanzie preziose, ceramiche decorate da mensa di fabbriche diverse (di Corinto e della Grecia dell'Est fino a 550 a.C., di Atene dalla seconda metà del secolo fino all'inizio di quello successivo), anfore per il trasporto di vino e di olio e altri materiali deperibili (stoffe, profumi) giungono ai lidi tirrenici.
Come in passato, maestranze specializzate straniere si immettono nella produzione artigianale etrusca, influenzandone in modo grande ogni settore, dalle ceramiche agli affreschi parietali, alle terrecotte architettoniche. L'aspetto esteriore delle città etrusche tende ad apparire quello di polis greca.
Nel fervore degli scambi che in quest'epoca si manifesta nel bacino centrale del Tirreno, il movimento mercantile in partenza dall’Etruria si indirizza in prevalenza verso le coste della Francia meridionale. In questa regione, anch'essa ricca di metalli (stagno), occupata da insediamenti celtici e liguri , ove i Greci di Focena intorno a 600 a.C. avevano fondato la colonia di Marsiglia, era esportato il vino etrusco, la cui produzione si era sviluppata nei territori meridionali, insieme al vasellame di bronzo, ai pregiati buccheri e alla ceramica etrusca d’imitazione corinzia.
La Colonia Greca di Marsiglia - Un dipinto di Pierre Puvis De Chavannes 1849
I relitti di navi naufragate, rinvenuti su questa stessa costa, rivelano carichi di anfore vinarie etrusche — le più antiche delle quali imitano quelle fenicie - insieme alle ceramiche fabbricate in Etruria. Gli stessi materiali si diffondono contemporaneamente nel meridione, nel Lazio, in Campania e in Sicilia.
Sul finire dell'età arcaica il controllo delle rotte tirreniche da parte degli Etruschi viene meno a causa della crescita di Cartagine e, successivamente, in Sicilia della potenza di Siracusa.
Battaglia di Cuma - Trireme
Nel 474 a.C. la sconfitta inflitta da quest'ultima alle navi etrusche nelle acque di Cuma comportò una battuta d'arresto per i traffici nel Tirreno meridionale, anche se il distretto minerario dell'isola d'Elba continuò ad essere oggetto d’interesse da parte dei Greci. Non è certo un caso se l'emissione delle prime monete etrusche si deve a Populonia a partire dalla seconda metà del V secolo
GLI ETRUSCHI DELLA COSTA
L’area costiera, da Massa a Grosseto è un punto privilegiato per costatare quanto gli Etruschi andarono modificando il loro rapporto con l'ambiente e la loro organizzazione sociale venendo a contatto con la civiltà greca, lasciando testimonianze ancora oggi tangibili, che la cura di tante amministrazioni comunali ha conservato in maniera esemplare e offerto alla fruizione del grande flusso turistico che oggi costituisce per questo vasto comprensorio una grandissima risorsa culturale ed economica.
Nel corso dell’VIII e VII sec. l'area centro-etrusca aveva conosciuto uno sviluppo notevole: ricca di quelle miniere che costituivano fonti essenziali di approvvigionamento per i coloni greci, si avviò assai rapidamente verso un'organizzazione di tipo urbano lungo la fascia costiera ed a un genere di popolamento sparso nelle aree interne. Così incontriamo grandi centri primari quali Vetulonia e Populonia (già documentati dal IX sec. a.C. da necropoli ad incinerazione) e piccoli insediamenti sulla costa tirrenica come Pescia Romana od Orbetello, Poggio Buco e Sovana, Magliano, Marsiliana e Saturnia che sembrano formarsi in epoca appena posteriore (fine dell’VIII sec. a.C.). In quest'area già negli ultimi decenni dell'VIII sec. la società sembra trasformarsi: oggetti preziosi rinvenuti in tombe ricchissime di Marsiliana e Vetulonia, provenienti dall'Oriente o imitati in ambiente etrusco sembrano arrivare qua tramite i commercianti greci che avevano stabilito fondachi ad Ischia e Cuma in Campania e che ricevevano in cambio quantità notevoli di minerali allo stato grezzo. Nelle fonderie dei coloni greci di Pithecusa (Ischia) si sono rinvenute scorie di fusione di minerale di ferro (ematite) proveniente dall'Elba.
Parco archeologico di Baratti e Populonia
Vetulonia e Populonia sono i centri dove prevale l'attività estrattiva e metallurgica e che sembrano proiettati, specialmente la seconda, verso i commerci marittimi.
Anche a Populonia durante il primo periodo orientalizzante sono evidenti trasformazioni dell'assetto sociale, nonostante la città sembri mostrare un certo conservatorismo con una netta distinzione tra un ceto aristocratico (a cui appartengono le grandi tombe monumentali della necropoli di S.Cerbone a Baratti) e una classe subalterna. Una situazione simile sembra riflettersi sul territorio dove sono dislocate tombe monumentali a Bibbona, Bolgheri, Casaglia. e Casale Marittimo, destinate a quei capi che dominavano i territori lungo la strada per Volterra.
Golfo di Baratti dal promontorio di Populonia
Intorno al VI sec. l'area del territorio grossetano sembra spopolarsi:i centri di Sovana, Poggio Buco, Marsiliana e Maglianosono abbandonati forse a seguito di lotte con Vulci.Di questa condizione sembrano trarre vantaggioRoselleeVulcistessa dove assistiamo ad un fenomeno di vero e proprio inurbamento delle masse rurali. Solo con la conquista romana del III sec. a.C. si rivitalizzerà quest'area dal punto di vista agricolo in piccoli centri comeGhiaccio Forte(Scansano)o nelle colonie romane di Cosa e Saturnia.
Populonia e Vetulonia durante il IV ed il III secolo si erano fortificate, probabilmente minacciate dalle spedizioni degli eserciti e delle navi di Siracusa che si accaniva contro i porti minerari etruschi. E' in questo periodo che a Populonia le attività industriali legate alla raffinazione del ferro Elbano comportano un notevole ampliamento demografico. La città entrata nell'orbita romana come città federata già dal III sec. a.C. si garantì una sopravvivenza fino al periodo del tardo impero.
Volterra - Città etrusca
Ma la città di gran lunga più potente e dotata del territorio dipendente più vasto fra quello di tutte le città etrusche settentrionali fu certamente Volterra, posta su un colle che dominava le tre valli dei fiumi Cecina, Era ed Elsa. Formatasi come agglomerato urbano già alla fine dell’VIII sec. rimase fortemente in ombra durante il periodo orientalizzante ed arcaico (V1I-V sec. a.C.).
Fu dal IV sec. e fino a tutto il II che la città visse il periodo del suo massimo rigoglio fondato essenzialmente su una base agricola largamente produttiva. La Val d'Elsa con i centri rurali di Casole, Monteriggioni, Colle Val d'Elsa, S. Gimignano, Barberino, quella del Cecina con Pastina, Vada e Castiglioncello e l'alta Val d'Era con Terricciola e Morrona costituiscono un comprensorio in cui è evidente l'impronta culturale e sicuramente anche politica di Volterra.
Un caso a parte è la bassa Val d'Era, dove gli interessi volterrani sembrano venire a contatto con quelli di un centro finora poco conosciuto ma che recenti ricerche hanno contribuito a collocare con maggior precisione nel novero delle più importanti città etrusche: Pisa.
Pisa - Tumulo etrusco
I recentissimi scavi in Piazza del Duomo, a due passi dalla Torre Pendente, e lo straordinario rinvenimento delle navi romane hanno rivelato una stratificazione archeologica d’eccezionale interesse che conferma che Pisa era una città etrusca e non ligure come veniva considerata da taluni studiosi sulla scorta di controverse tradizioni letterarie e l’entroterra dell’Etruria settentrionale.
Sulla base delle ricerche recenti che si integrano a quanto già evidenziato con altri precedenti ritrovamenti la facies culturale di V secolo penetra lungo la direttrice fluviale dell'Arno, fino ai confini dell'agro fiesolano. Tutta una serie di ulteriori elementi confermano rapporti tra il territorio pisano - che sembra comprendere l'area del Valdarno da S. Miniato alla foce del fiume e il litorale tirrenico da Castiglioncello a Camaiore e l'area padana.
Dr. Ario Locci
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