La formazione del Mediterraneo
6-7 milioni di anni fa alla fine del Miocene
6-7 milioni di anni fa alla fine del Miocene
La formazione geologica del Mediterraneo ha origini antichissime ed è il risultato di un’evoluzione piuttosto complessa.
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Foto 1 Fasi dell’evoluzione del Mediterraneo a) il supercontinente Pangea 225 milioni di anni fa; b) la disposizione dei continenti 135 m.a. fa, quando iniziò la chiusura della Tetide; c) la disposizione dei continenti oggi |
Per comprendere quanto è accaduto dobbiamo rifarci a circa 230 milioni di anni fa, quando tutte le terre emerse erano riunite in un unico continente, Pangea, ed esisteva un solo vasto oceano denominato Panthalassa.
Questo presentava già allora un grande golfo equatoriale con acque relativamente poco profonde e ricco di vita: Tetide. Secondo le ormai note teorie della deriva dei continenti e della tettonica a placche, Pangea si separò in due grandi blocchi continentali: Laurasia a Nord, comprendente l’America settentrionale l’Europa e l’Asia, e Gondwana a Sud comprendente l'America meridionale, Africa, Oceania e Antartide.
Tetide si espanse e questi due grandi blocchi continuarono a frammentarsi ed allontanarsi fino a formare gli attuali continenti ed oceani.
Il processo di espansione della Tetide si arrestò nel Cretaceo inferiore, circa 130 milioni di anni fa, e il moto fra le placche Africana ed Eurasiatica si invertì. L’avvicinamento e la rotazione in senso antiorario dell’Africa nonché l’inserimento dell’India provocarono successivamente la chiusura ad oriente della Tetide.
Circa 45 milioni di anni fa (Eocene) l’Africa e l’India entrarono in collisione con l’Europa e l’Asia, dando avvio alla formazione delle catene delle Alpi e dell’Himalaya tuttora in corso. Già allora l’estensione dell’originale Tetide era ridotta a poco più dell’attuale Mediterraneo.
La formazione del Mediterraneo
Nel lato occidentale i processi tettonici furono caratterizzati dall’apertura del canale di Valencia, con la formazione del promontorio balearico, e dalla rotazione del blocco Sardo-Corso, una volta attaccato alla costa provenzale. Queste fasi si svolsero dai 30 ai 13 milioni di anni fa.
Ancora più recente, ultimi 10-15 milioni di anni, è la formazione degli Appennini e l’apertura del Mar Tirreno. Nella porzione meridionale di questo giovane bacino troviamo fosse oceaniche profonde oltre 3600 m e imponenti montagne sottomarine di origine vulcanica. A sud, a testimonianza dell’attuale attività tettonica, che prevede la subduzione della placca africana sotto quella europea, troviamo l’arco vulcanico delle Isole Eolie.
Isole Eolie
Alla fine del Miocene (6-7 milioni di anni fa) si verificò un importante episodio nella storia geologica del nostro mare: a causa del continuo avanzamento dell’Africa contro l’Europa si chiuse lo stretto di Gibilterra, che assicurava il collegamento con l’Oceano Atlantico, e il Mediterraneo diventò in breve tempo un immenso lago salato. Nel Mediterraneo, fino ad allora, le acque erano ben ossigenate, con una salinità intorno al 35 ‰ e una temperatura decisamente più alta dell’attuale, consentendo così l’esistenza di numerosi organismi tipici degli ambienti tropicali di oggi, come madrepore ermatipiche e nautili.
La chiusura del collegamento con l’Atlantico determinò la cosiddetta "Crisi di salinità" del Messiniano durante la quale vi fu un profondo deficit idrologico, con la conseguente deposizione di enormi quantitativi di "sali" come se si trattasse di una immensa salina. Mentre l’acqua evapora i sali si concentrano e, a partire dai meno solubili, precipitano: nell’ordine i carbonati (es.: calcite), i solfati di calcio (es.: gesso e anidrite), il salgemma (cloruro di sodio) e per finire i restanti cloruri e solfati.>
La crisi di salinità
La crisi durò “appena” un milione di anni e, probabilmente a seguito di variazioni eustatiche del livello marino, comprese vari inondamenti con acque Atlantiche e successivi prosciugamenti del bacino. Si formarono così depositi di "evaporiti" con enormi spessori che ancora oggi si trovano sotto i sedimenti marini più recenti. Testimonianze emerse dei depositi messiniani sono rappresentate ad esempio dagli affioramenti dalla famosa "vena del gesso" che decorre lungo gli Appennini centro settentrionali.
Una curiosità: per formare uno spessore di un metro di gesso devono evaporare 1000 metri di acqua marina.
Lo stretto di Gibilterra si riaprì definitivamente 5 milioni di anni fa permettendo il reingresso delle fredde acque Atlantiche e delle relative forme di vita. Si depositarono allora sopra alle evaporiti sedimenti argillosi e calcarei, ricchi di foraminiferi.
Inondazione del Mediterraneo
Attualmente, il Mar Mediterraneo, con la sua lunghezza massima di oltre 3800 km e la larghezza massima di 1800 km, rappresenta circa l’1 per cento della superficie liquida della Terra. Ha una profondità media di 1370 m ed una profondità massima di 5120 m a sud della Grecia. I margini continentali sono estesi soltanto nel Mar Adriatico, nel Golfo della Sirte e alla foce del Nilo, zone dove sono meglio rappresentate sia le risorse biologiche sia quelle minerarie.
Il ricambio idrico del bacino attraverso lo stretto di Gibilterra, largo appena 13 km e profondo circa 300 m, è estremamente lento: le acque superficiali sono ricambiate ogni 80-90 anni mentre si stima che l’intero volume venga rinnovato in un arco di tempo di circa 7500 anni.
Il Mediterraneo come poteva apparire durante la crisi di salinità del Messiniano
La fase geologica attuale, vede la divergenza della placca araba da quella africana e la subduzione di quest’ultima nei confronti della placca europea; il bacino è inoltre soggetto al movimento rotatorio antiorario delle microplacche iberica e sardo-corsa.
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