Il Rex un vero Re dei mari
di Fabrizio Fattori
di Fabrizio Fattori
L’anima del “Popolo di Navigatori” ha toccato la massima espressione di orgoglio nel 1931 anno del varo di quello che a lungo è stato il transatlantico più grande del mondo.
Voluto fortemente dal regime rappresentò una vera rinascita per l’industria navale e per l’economia italiana nel suo insieme. Gli ingegneri coordinati da Achille Piazzai, infusero in questa meraviglia dei mari tecnologia avanzatissima ed eleganza, stile e design, fornendo una prova di un made in Italy ante litteram.
L'arrivo a New York del transatlantico SS Rex - Foto da MareOnLine
Costruito da cantieri liguri Ansaldo venne messo in funzione nella classica rotta per New York, alla fine del 1932, non senza temporanei imprevisti, riuscì, l’anno seguente, al comando di Francesco Tarabotto, ad aggiudicarsi il “Nastro Azzurro” sottraendolo al transatlantico tedesco “Europa”, con un impegno di navigazione inferiore di diverse ore.
Insieme al “Conte di Savoia” queste navi contribuirono enormemente allo sviluppo di un nuovo modo di viaggiare, non più per necessità di trasferimento ma per puro piacere turistico. Non a caso erano dotate di piscine, spazi per attività sportive, solarium, lettini uva, cinema, teatro, saloni per le feste e raffinati ristoranti, tutto per concorrere ad un’ esperienza unica di viaggio transatlantico.
Nell’immaginario collettivo il Rex ha rappresentato, e forse rappresenta ancora oggi, la massima espressione del genio italiano, ricordato dalle cronache ed immortalato in reportage internazionali, oltre ad aver indelebilmente impresso la fantasia di tutti noi anche attraverso le oniriche immagini del film Amarcord di Fellini.
Una stazza di oltre 50.000 ton spinta da quattro turbine da 140.000 cv con quattro eliche di bronzo ad una velocità da record di oltre 30 nodi, per trasferire in meno di cinque giorni circa 3.000 persone da una costa all’altra dell’Atlantico. Questi i temi che resero a lungo il Rex una delle navi più prestigiose della marineria internazionale.
Solo le successive vicende belliche hanno posto fine a questo sogno e oggi non rimane niente di tutto questo se non qualche arredo sparso sulle coste e nelle case della costa slovena, fortunosamente recuperato dal saccheggio tedesco e dall’incendio devastante seguito al bombardamento alleato.
A questo seguì come d’uso, il recupero dei materiali ferrosi, rifusi e posti sul mercato come capitò al bronzo delle eliche venduto in lingotti come “Bronzo Rex” a testimonianza della nascita di un mito.
Qualcuno dice che i miti nascono e sopravvivono se nel destino delle navi si concretizza qualcosa di tragico: un naufragio, un affondamento, un ammutinamento. Forse la fine del Rex avvenuta per molteplici avventure di guerra ancora oggi alimenta quel mito.
Fabrizio Fattori
In copertina una riproduzione del Rex: foto da Hotel Rex
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