« Ci riuscì tanto gradita la visita a Terracina sulla rupe. Avevamo appena ammirato questo quadro, quando scorgemmo il mare davanti alle mura. Subito dopo, l’altro lato della montagna-città, ci offrì lo spettacolo di una nuova vegetazione. I fichi d’India tendevano le loro foglie grasse e corpulente, fra gli umili mirti del fogliame verde grigiastro, sotto i granati d’un verde dorato e il verde cenere degli ulivi. Lungo la via ci apparvero fiori e cespugli che mai avevamo veduti. Narcisi ed anemoni tappezzavano i prati. Per un po’ di tempo si vede il mare a destra, ma le rocce calcaree restano in vicinanza a sinistra. »
(Johann Wolfgang Goethe)
Terracina in una pubblicazione del 1864
La città è situata nell'agro pontino al bordo meridionale della pianura stessa, in prossimità della foce del fiume Amaseno, sulla costa tirrenica (golfo di Gaeta); la città si sviluppa da una propaggine del Monte Sant'Angelo (Monti Ausoni), dove giace il centro storico, fino al lungomare Circe.
La rupe di Pisco Montano segna nettamente il confine meridionale del centro abitato; a sud si apre la pianura di Fondi, a nord l'urbanizzazione digrada progressivamente verso la campagna aperta e i borghi rurali. Nel territorio comunale scorre il fiume Portatore.
Storia
I ritrovamenti più antichi nel territorio si riferiscono a materiali preistorici rinvenuti nella Caverna della Catena al Pisco Montano. La città fu probabilmente in origine un centro ausonio, sorto su due modeste alture sotto il monte Sant'Angelo: su quella più elevata (colle di San Francesco) ebbe sede l'acropoli.
Terracina - Pisco Montano e Tempio di Giove - Da www.italiainfoto.com
La città ebbe il nome di Tarracina (Ταρρακιν? in greco antico), di presumibile origine pre-indoeuropea e secondo alcuni collegato al vocabolo etrusco, Tarchna dal quale deriva anche il nome dei re di Roma Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo[.
Terracina mitologica
Secondo una leggenda erudita, riportata da Dionigi di Alicarnasso, la città sarebbe stata fondata da profughi di Sparta. Nei racconti mitologici fu identificata con il paese dei Lestrigoni o con la sede della maga Circe (Odissea).
L’Acropoli di Terracina, fu il luogo da cui, come racconta Omero, Ulisse salì per guardarsi intorno, osservando il contorno dell’isola Eea (attuale promontorio del Circeo).
Mosaico con la nave di Ulisse durante l'episodio delle Sirene da una casa di Thugga (Tunisia), II-III secolo d.C. (Museo del Bardo)
Se storia e la leggenda combaciassero, allora sul Pisco Montano avrebbero dovuto esserci le attrezzature della nave di Ulisse, messe in deposito, in attesa della ripartenza dell’eroe per Itaca. L’ipotesi più illustre è quella che identifica in Terracina la città di Lamo, un florido centro abitato dai Lestrigoni, nel cui porto sarebbe approdato Ulisse.
"Bello e ampio n’è il porto; eccelsi scogli Cerchianlo d’ogni parte, e tra due punte, Che sporgon fuori e ad incontrar si vanno, S’apre un’angusta bocca…"
Un porto, quindi, quello di Lamo, che sarebbe stato circondato da alti scogli, delimitato in modo da lasciare solo uno stretto ingresso. La città vera e propria, poi, si trovava più in alto, tanto che, per raggiungerla, una volta sbarcati, si doveva:
"La via diretta seguitar, per dove i carri conducevano alla cittade dagli alti monti la troncata selva."
Roma - Un affresco raffigurante Pisco Montano ritrovato nella Domus di via Graziosa sull’Esquilino
Il centro abitato era quindi situato in collina, a ridosso dei monti più alti. L’identificazione della città di Lamo con Terracina deriverebbe, secondo Strabone, dal suo stesso nome, che deriva dall’asprezza de’ montuosi scogli, a quale è sovrapposta.
Il 7 aprile del 1848 a Roma su un muro in opera reticolata di un portico all'interno di una domus di via Graziosa sull’Esquilino furono rinvenuti una serie di affreschi con paesaggi dell'Odissea collocati nella parte alta della parete dell'ambiente principale. I soggetti sono i viaggi di Ulisse con sfondo di paesaggi. La rappresentazione è molto minuziosa, col nome di ciascun personaggio scritto vicino in greco, con un accurato filologismo che lascia supporre la presenza di modelli ben precisi, magari forniti dalle illustrazioni dei poemi effettuate nell'ambito della Biblioteca di Alessandria.
Roma - Domus di via Graziosa, scena dell'odissea dell'attacco dei lestrigoni I secolo a.C.
Gli affreschi vennero distaccati dalle pareti della domus, acquistati dal Comune di Roma e successivamente donati pochi anni dopo al Pontefice Pio IX. Nelle operazioni di distacco il ciclo fu diviso in otto scomparti, con il taglio a destra e sinistra dei pilastri interni; gli otto pezzi furono poi ricongiunti a due a due in modo tale da formare quattro quadri rettangolari.
Gli affreschi presentano alcuni aspetti che richiamano fortemente alla mente una Terracina di 2000 anni fa, a cominciare dalla forma rocciosa che richiama il Pisco Montano.
Terracina romana
Sembra che la città sia presto entrata nell'orbita romana, forse già nel VI secolo a.C.: viene infatti menzionata nel primo trattato tra Roma e Cartagine, riportato da Polibio. Alla fine dello stesso secolo fu tuttavia occupata dai Volsci, che le diedero il nome di Anxur, come riporta Plinio.
La sostruzione del Tempio di Giove Anxur vista da Piazza Garibaldi.
Riconquistata dai Romani nel 406 a.C, e poi ancora una seconda volta nel 400 a.C.[6], vi fu dedotta nel 329 a.C. la colonia romana, che inizialmente prese il nome di "Colonia Anxurnas". Ai Volsci o ai Romani potrebbero riferirsi resti di mura di fortificazione in opera poligonale. Secondo alcuni nel 316 a.C. si svolse nei pressi della città la battaglia di Lautulae, nell'ambito della seconda guerra sannitica.
Nel 312 a.C. vi passò la via Appia, che collegava Roma con Capua e la città crebbe di importanza, cominciando ad espandersi nella pianura, in collegamento con lo sfruttamento agricolo del territorio, mentre la città più antica venne progressivamente trasformandosi in zona monumentale. Importanti trasformazioni urbane avvennero sotto Lucio Cornelio Silla (inizi del I secolo a.C.), al quale si devono la costruzione del teatro e la ricostruzione in forme scenografiche del tempio di Giove Anxur sulla cima del monte Sant'Angelo. A quest'epoca si devono anche altre costruzioni in opera incerta.
Tra la fine delIl lastricato (in parte ricostruito) della via Appia nel centro della città romana (Foro Emiliano)
Tra il I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C. si ebbe la ricostruzione del "Foro Emiliano", che fu pavimentato da un magistrato locale della famiglia degli Aemilii e dotato di portici e di nuovi edifici civili e religiosi. Nel 69 la città fu teatro di uno degli ultimi scontri dell'anno dei quattro Imperatori: l'assedio di Terracina. All'epoca di Traiano si deve il taglio del Pisco Montano per un'altezza di 128 piedi romani (37,88 m), che permise il nuovo tracciato della via Appia, e la ricostruzione del porto.
Agli inizi del V secolo l'ultimo intervento cittadino riguarda l'erezione di una nuova cinta di mura che racchiuse anche parte della città bassa.
Terracina medioevale
In epoca bizantina fu un'importante piazzaforte militare e lo storico Procopio riferisce la buona conservazione della strada ancora nel VI secolo.
Terracina - Il duomo nella città alta
Nell'VIII e IX secolo fece parte del nascente Stato pontificio e fu interessata dalla fondazione di alcune chiese urbane e di monasteri e santuari dei martiri fuori della città. Le milizie di papa Adriano I nel 778 respinsero il tentativo di occupare la città condotto dalla bizantina Gaeta alleata al longobardo ducato di Benevento.
Alla fine del X secolo papa Silvestro II concesse la città in feudo a Dauferio, conte di Traetto. Nel 1074 venne solennemente consacrata la cattedrale dal vescovo Ambrosio e qui ebbe luogo nel 1088 l'elezione di papa Urbano II. La città fu interessata dalle lotte tra le grandi famiglie romane: i Crescenzi eressero un castello nella parte alta, poi conquistato dai Frangipane nel 1153. Questi furono poi cacciati poi a loro volta nel 1202 da un'insurrezione popolare: il castello fu distrutto e fu istituito il comune. Sotto il pontificato di Niccolò III, Terracina fu conquistata dal conte Giovanni Anibaldo de Ceccano. Nel 1295 fu eletto podestà papa Bonifacio VIII, che riportò l'ordine e risanò le finanze cittadine.
Terracina - I resti del Teatro Romano
La città era cresciuta con borghi murati fuori delle mura più antiche, in corrispondenza delle porte principali e fino alla città bassa. A quest'epoca risale il rifacimento della cattedrale e l'erezione delle case-torri dei privati cittadini. La città fu dotata di edifici pubblici e l'ordinamento cittadino si basò sull'urbanistica romana e non più sulla divisione in parrocchie.
Durante il soggiorno dei papi ad Avignone, nel XIV secolo il Comune si oppose ai Caetani di Fondi, che giunsero ad occupare il monte Sant'Angelo nel 1346. Ne furono cacciati per intervento della flotta genovese dietro compenso di 3500 fiorini da restituire a rate per 20 anni. Questo episodio inaugurò, per un ventennio, il protettorato della repubblica ligure, durante il quale Terracina entrò a far parte dell'impero commerciale genovese, ottenendone stabilità e prosperità economica. Il ritorno dell'autorità papale sotto l'azione del Egidio Albornoz nel 1367, portò anche nuove tassazioni ed un diffuso scontento, così allo scoppio dello Scisma d'Occidente, nel 1378, la città si alleò con il conte Onorato I Caetani (1336-1400).
Il Capitolium romano
Dopo la morte di questi e la caduta della contea di Fondi nelle mani di Ladislao I di Napoli, nell' aprile del 1400, Terracina continuò a resistere da sola alle truppe congiunte pontificie e napoletane, cedendo solo dopo due mesi di trattative.
Nel XV secolo la città fece parte dei domini dei re di Napoli Ladislao I e Giovanna II, ma al ritorno di papa Martino V nella sede papale di Roma fu restituita al pontefice nel 1420.Terracina fu rioccupata dal re di Napoli Alfonso I nel 1435. Le lotte tra le fazioni favorevoli al papa, agli aragonesi e ai francesi provocarono la decadenza della città e la fine dell'autonomia comunale: la città venne pacificata nel 1499 dall'intervento di papa Alessandro VI.
Terracina moderna
Nel XVI secolo la malaria provocò una continua diminuzione della popolazione (nel 1572 si era ridotta a circa 150 abitanti). Il ripopolamento fu favorito nel XVII secolo dai pontefici con la distribuzione gratuita delle terre e le esenzioni fiscali e nuove famiglie abbienti restaurano e ricostruiscono le case signorili; si edificano o si restaurano le chiese.
Terracina - Il monastero di San Francesco in un dipinto tardo-ottocentesco
Con papa Pio VI dal 1785 si intraprese un tentativo, poi fallito, di bonifica delle paludi pontine, e con esso la città si sviluppò nella piana, presso l'antico porto romano con il nuovo Borgo Pio. L'occupazione francese fu ostacolata dalla ribellione della popolazione nel 1798, duramente repressa.
Nel 1818 papa Pio VII firmò con Ferdinando I delle Due Sicilie il concordato che sanciva i rapporti con il Regno delle Due Sicilie e sotto papa Gregorio XVI si ebbero i lavori di costruzione del nuovo porto canale. Il 14 settembre 1870 la città fu annessa al Regno d'Italia.
Turismo
Terracina è un centro turistico-storico, meta, oltre che di italiani, di visitatori provenienti soprattutto dall'Europa settentrionale, dalla Russia e dalle regioni limitrofe. La città di Terracina è prima nella provincia per numero di alloggi utilizzabili per vacanza.
Terracina - Piazza Garibaldi
Le attività principali, oltre il turismo, sono la pesca, l'agricoltura (ortaggi e floricoltura), l'allevamento delle bufale per la produzione della mozzarella, e dei servizi.
Il susseguirsi di fertili valli e altopiani carsici fra i Monti Ausoni e il mare permettono la coltivazione di prodotti di nicchia come la fragola Favette di Terracina] o l'ottimo Moscato di Terracina; a queste si è aggiunta l'agricoltura specializzata nei territori acquisiti dopo la bonifica delle paludi pontine.
A poco più di 100 km. da Roma e 120 km. da Napoli, si adagia su circa 15 km. di costa, nell’ampio golfo racchiuso dai promontori del Circeo e di Gaeta.
Terracina - Pisco Montano con il tempio di Giove
La sintesi visiva della sua storia si coglie nell’attuale Piazza del Municipio: tratti dell’Appia romana, il Foro Emiliano, tracce del teatro romano, il capitolium; il medio evo, rappresentato dalla Cattedrale di S.Cesareo, dal Palazzo Venditti, dalla torre dei Rosa (oggi sede del Museo Civico), e dal Castello Frangipane; sempre all’interno della città antica si trovano le chiese del Purgatorio e di S.Giovanni; a breve distanza, i settecenteschi Palazzo Braschi e Palazzo della Bonifica; la parte moderna, con il Municipio.
Dalla stessa piazza si coglie anche la vista dei due simboli di Terracina: il mare ed il Tempio di Giove Anxur, parte di un complesso monumentale che costituiva l’acropoli, posto sul Monte S.Angelo, da cu isi gode una vista mozzafiato che abbraccia il golfo e le isole pontine, fino ad estendersi, nelle giornate particolarmente serene, alle perle campane di Ischia e Capri.
Terracina e il promontorio del Circeo visti dal Tempiio di Giove
La città nuova, sviluppatasi attorno al settecentesco Borgo Pio, presenta anch’essa tracce di epoca romana come il porto di Traiano, il c.d. Foro Severiano, il taglio della grande roccia detta Pesco Montano, fatto eseguire dallo stesso Traiano per consentire il passaggio dell’Appia a mare.
Qui Terracina mostra il suo aspetto di città turistica con il lungo arenile di sabbia finissima e dorata, idealmente diviso in Riviera di Ponente e Riviera di Levante, servito da stabilimenti attrezzati; i parchi, le strutture ricettive,
il coloratissimo porto-canale dei pescatori e le due darsene per imbarcazioni da diporto, fino al braccio da cui partono i collegamenti con le isole di Ponza e Ventotene, i porti-canale e darsene di Badino e Foce Sisto.
Terracina - Il lunghissimo arenile di sabbia finissima
Per chi amasse alternare il mare alla rilassante ed incontaminata collina, inoltrandosi per qualche chilometro si può raggiungere il Monumento Naturale di Campo Soriano.
Nata come città di pescatori ed agricoltori, lega ancora gli avvenimenti della fede e del folklore alle sue origini; da non perdere in particolare la tradizionale processione a mare in onore della Madonna del Carmelo. (www.latinaturismo.it)
Cucina
La cucina terracinese è influenzata da due fattori: la collocazione geografica ed il territorio. Grazie alla collocazione geografica, a metà strada tra Roma e Napoli, ed all’unione tra mare e montagna, infatti, i piatti terracinesi portano con sé le contaminazioni storiche e culturali vissute da questa terra di confine. Sulle tavole arrivano cibi diversi e gustosi, dai sapori intensi ed unici.
Frittura di paranza
Nella cucina di Terracina il pescato locale, proveniente dalla fascia costiera, la fa da padrone: alici, triglie, calamari, fragolini, seppie, dentici e tanto altro. Ma non solo! Dal mare si passa ai prodotti delle terra come: verdure, legumi, ortaggi. Non mancano a fare da contorno i formaggi derivanti dalle colline dell'entroterra terracinese.
L’unione di tutte queste prelibatezze fa ritrovare tutta quell’arte culinaria che rappresenta la povera ma grande cucina mediterranea. (www.terracinadamare.it)
Il porto
E' un porto-canale protetto a Sud dal molo Gregoriano e a Nord da un molo a scogliera; all'interno vi sono due darsene. Entrambe le sponde del canale sono banchinate e munite di colonne e anelli da ormeggio.
Terracina - Il porto canale visto dal tempio di Giove Anxur
Pericoli: prestare attenzione, sia in entrata che in uscita, per la presenza di pescherecci ormeggiati lungo la banchina del canale; i fondali sono soggetti ad interrimento a causa del quale si formano barre sabbiose all'ingresso del porto. In località Foce Canneto, circa 2 M a Nord-Est del porto di Terracina, è posizionata una scogliera di protezione, perpendicolare alla costa, lunga complessivamente 300 m di cui i primi 50 m emergenti e gli altri sommersi.
Orario di accesso: continuo.
Accesso: per l'entrata/uscita dal porto è consigliabile tenersi entro un canale che si estende dall'imboccatura del porto per Est e Nord-Est. L'accesso al porto è interdetto alle unità con pescaggio massimo superiore a 2,7 m; procedere comunque con la massima cautela, specialmente nelle ore notturne, con scarsa visibilità o nel caso di condimeteo sfavorevoli. Contattare l'Autorità Marittima o gli operatori marittimi locali circa la transitabilità dell'accesso.
Fondo marino: fango e sabbia.
Fondali: in banchina da 0,6 a 3 m.
Posti barca: 80 circa nella darsena interna, e 120 nella darsena nuova.
Lunghezza massima: fino a 14 m nelle due darsene.
Divieti: velocità massima 3 nodi; è vietato l'ormeggio a tutte le unità lungo le sponde sinistra e destra del porto canale. L'entrata/uscita dal porto è interdetta alle unità con pescaggio massimo sup. a 2,70 m per la continua evoluzione dei fondali in prossimità dell'imboccatura del porto (Ord. n° 52/00 del 19/07/00)
COORDINATE
TERRACINA
41°16',93 N 13°15',68 E
PER CONTATTARE IL PORTO
VHF canale 16 - 14 (h. 07/19)
E-mail: terracina@guardiacostiera.it
Telefono: 0773-720060
In copertina foto da DEPOSITPHOTOS
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